Perchè mi candido
Partecipo, da indipendente e senza tessera di partito, alle primarie dello schieramento di centro sinistra, per la scelta del candidato Sindaco che rappresenterà tutta la coalizione. Siamo arrivati a queste primarie senza che nei cinque anni di governo di Raggi si sia costruito un processo politico partecipato, dunque senza una proposta condivisa di programma e senza aver preparato delle candidature. La stessa cosa che avvenne nelle primarie 2013, vinte da Ignazio Marino, con una differenza: ora non saranno un confronto tra correnti de PD, che avrà un solo candidato. Dobbiamo cogliere l’occasione per dare la parola al popolo progressista della capitale, spesso giustamente distante e deluso dai propri rappresentanti e dalla principale forza politica del centrosinistra.
Il candidato sindaco sarà scelto da coloro che andranno a votare il 20 Giugno. L’esito delle primarie dipende dalle romane e dai romani che si riconoscono nei valori del centrosinistra. E’ per questo che partecipo.
La mia proposta
La mia proposta, civica e di sinistra, si offre al fermento sociale che non trova rappresentanza e a chi crede che occorra un enzima per rigenerare la politica, riavvicinandola alle persone, ai loro problemi, ai loro desideri.
Il mio impegno è per chi si impegna tutti giorni per rendere Roma una città migliore; per chi dalla città è escluso, sbattuto ai margini del territorio, dei servizi, dei diritti; e per le intelligenze e i saperi che Roma non sa valorizzare, a partire dai più giovani, mortificati da una città soffocata da clientele, rendite di posizione e gerontocrazia.
La mia attività di governo, come assessore alla Rigenerazione Urbana con la giunta Marino prima e ora come Presidente del III Municipio, si è confrontata con i problemi di Roma ed è stata sempre animata dalla volontà di tessere un dialogo tra forze politiche e istanze dei cittadini, trovando sintesi radicali, perché radicali sono i bisogni che ho incontrato. Ho assunto posizioni orientate all’interesse generale e al riscatto dei più deboli con politiche di genere, inclusione sociale, per la rigenerazione del territorio e degli spazi pubblici. Tutto coniugato con una amministrazione fattiva anche nel confronto con i privati e gli investitori, mettendo sempre al primo posto il pubblico interesse.
È un modo di intendere ed esercitare la politica.
Gli elettori possono ritrovare nella mia proposta giudizi critici sulle scelte che il PD ha fatto a Roma, ma anche la considerazione delle azioni concrete che hanno determinato spazi di innovazione nel panorama politico della città.
La mia visione
C’è una storia nobile a cui guardo con devozione, è la storia che ha attraversato la nostra città e il nostro paese grazie alla quale sono state costruite le riforme sociali più importanti. La mia professione di urbanista aggiunge solo uno spessore contenutistico a una dimensione politica. Io non sposo affatto le derive di chi professa la centralità della competenza manageriale per governare la città: la città è un prodotto sociale, collettivo e non un artefatto al pari di qualsiasi prodotto industriale. Per questo, a mio avviso, l’efficienza non è il criterio principe con cui valutare il governo urbano.
Per governare Roma occorre una lettura impietosa della crisi e di una debolezza di sistema che si trascina ormai da più di un decennio e che si è aggravata con la pandemia. Allo stesso tempo occorre una visione prospettica per coniugare gli sforzi rivolti al funzionamento dei servizi essenziali – rifiuti, pulizia, trasporti, acqua e luce – con l’ambizione internazionale della Capitale, capitale della cultura con le rappresentanze culturali delle ambasciate straniere, i centri di ricerca, le università straniere, le gallerie d’arte dei circuiti internazionali, capitale del Paese che rilancia l’economia attraverso attività che creano ricchezza coniugando sostenibilità economica, ambientale e sociale (i turismi, invece del turismo, l’innovazione nei servizi rari, la ricerca scientifica, il mutualismo sociale).
Una città che è un fermento di soggetti e di attività autopromosse, che riempiono lo spazio dell’infra tra pubblico e privato e si fanno carico di rendere accessibili a tutti i servizi necessari, a volte anche quelli indispensabili.
Una città che riduce le disuguaglianze sociali mettendo al centro le persone e ne favorisce l’accesso ai servizi.
Una città che sa costruire la Roma Agricola come ricerca di un nuovo equilibrio tra il ciclo dell’agricolo e il ciclo dell’urbano.
Il cambiamento dipende da noi
I partiti oggi non sanno interpretare questa visione e le primarie possono rivitalizzare il dibattito e contribuire a cambiare la visione entro cui si giocano le sorti della nostra città. Le primarie sono uno strumento in mano ai cittadini che li usano andando a votare, come è accaduto per la candidatura a Presidente del III Municipio. La candidatura a Sindaco di Roma del centrosinistra è contendibile perché dipende solo dal voto. Credo in questa possibilità e vi chiedo l’unica cosa che può determinare questo cambiamento: andate a votare il giorno delle primarie, la mia candidatura ha il senso di costruire questa possibilità.